Il presente articolo metterà in discussione la popolare concezione secondo la quale, negli Stati Uniti degli anni ’20, i movimenti radicali persero la loro capacità di svolgere delle attività propagandistiche. Grazie all’analisi e alla contestualizzazione di fonti primarie consultate nella National Archives and Records Administration, verrà dimostrato che, nel corso dell’intero decennio, furono numerosi i gruppi politici rivoluzionari che condussero nel paese intense campagne di propaganda. Si difenderà l’ipotesi che le profonde preoccupazioni popolari in merito alla propaganda radicale dei primi anni del primo dopoguerra –e posteriormente anche degli anni ’30– furono deliberatamente istigate da dirigenti politici nazionali e locali, che, tuttavia, durante gli anni ’20 non ebbero né la necessità né l’interesse di generare un clima di isteria collettiva intorno alle attività mediatiche di coloro che promuovevano un cammino alternativo alla democrazia liberal-capitalista.